Covid: una lezione di unità dell’ Amore

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In tempo di Covid, opportune  sono  più riflessioni su dove si stia dirigendo l’umanità. Molti sono i pensieri che mi suscitano le osservazioni su me stessa e i miei simili, sui nostri comportamenti. Devo realizzare che poche risultanze si rivelano  edificanti: lamentazioni, irresponsabilità, egoismo, menefreghismo, vittimismo…che soffocano piccoli e rari slanci di vera condivisione all’altro senza tornaconto pratico/materiale e/o emotivo. E allora mi rivolgo alle letture che mi possano dare apertura di mente e di Cuore.

Siamo in fase di mutazione, l’umanità intera è chiamata a trasformare sé stessa, volente o nolente, e più si resiste più soffriamo, più vogliamo attaccarci alla vita andata più moriamo, più non vogliamo cambiare più ci ammaliamo. La vita ci sta offrendo una grande lezione, che impareremo nonostante noi stessi.

Questo brano di Giovanni Vannucci mi sembra appropriato per iniziare una seria riflessione invitante al cambiamento che necessariamente deve partire da ogni singolo individuo, perché ciò che stiamo collettivamente vivendo non è che l’esasperazione della miseria di ciascuno di noi.

Buona lettura.

<<Cristo ha portato la Legge nella sua perfetta maturazione, dischiudendo alla coscienza l’immenso orizzonte in cui l’amore di Dio, l’invisibile, e del prossimo, il visibile, si unificano in un’unica espressione nel cuore dell’uomo. “Ama il Signore tuo Dio con tutto te stesso; ama il prossimo tuo come te stesso”.

Al comandamento il cuore umano oppone due formidabili resistenze: l’egoismo nelle sue molteplici sfumature e la grettezza morale, cioè la mancanza di generosità nelle piccole e grandi cose.

L’egoismo è il primo nemico dell’Amore di Dio: chi ama appassionatamente sè stesso non può logicamente amare Dio; chi ama cerca sempre cosa può dare all’amato: l’egoista si domanda sempre cosa ancora può ricevere.

naturopatia vibrazionaleL’amore verso l’invisibile è un amore del tutto altruista: chi ama Dio vuole unicamente piacere a lui; per piacere a Dio niente è mai troppo duro da compiere, troppo amaro da sacrificare; e dona sé stesso totalmente, senza mezze misure, senza meschine preoccupazioni. Per lui amare è tutto: che importa se il suo amore sarà o meno corrisposto? Egli è pago d’amare con tutto il cuore, con tutte le sue capacità.

 A questa divina ebrezza mai arriverà l’egoista: in lui la preoccupazione di sè stesso ostacolerà ogni slancio. In lui l’amore di Dio diverrà timore; la volontà si trasformerà in ricerca di meriti; il pentimento delle colpe si muterà in penosa attrizione di rimorso causata dalla paura

Per l’egoista una via sola è possibile: quella del più nero pessimismo e scetticismo. Ripiegato su sè stesso non pecca ma solo per non rischiare perciò non acquisisce neppure il merito. Gli sarà impossibile  aprirsi al comandamento dell’amore perchè il suo cuore è colmo solo della preoccupazione di sé.

Infinite sono le sfumature dell’egoismo: si nascondono in ogni crepa della coscienza, si valgono di ogni farisaica impostura: chi ama sa scoprirle in sé stesso e spietatamente le distrugge.

Una delle più pericolose maschere dell’egoismo è il vittimismo. Chi passa il tempo a compiangersi, chi va in cerca di motivi di malcontento, chi si sente il centro d’attrazione di ogni possibile disgrazia, non raggiungerà mai l’amore, per lui non esisterà nessuna possibilità di volo; ripiegato in sè stesso autoirrorantesi di lacrime, si ritiene oggetto dell’universale interesse e non capisce come la vita lo sorpassi in corsa.

Se l’egoismo  si oppone all’amore di Dio, la grettezza si oppone a quella del prossimo.

L’egoista è anche gretto, ingeneroso, è troppo occupato ad amare sé stesso; non può amare il prossimo perchè non ha prossimo. Chiuso nella torre d’avorio delle sue personali preoccupazioni, può giungere alla falsa generosità dell’elemosina o di attenzioni verso l’altro, traendo da esse piacere, ma non perchè senta il bisogno del prossimo come un suo bisogno, come una diretta relazione di carità.

Il gretto può essere formalmente virtuoso, austero puritano, ipocritamente religioso, non solo per la stima degli altri, ma per un suo interiore compiacimento. A lui sono ignote tutte le generosità, le coraggiose imprese, tutti i rischi

(In tempo di covid) L’uomo è chiamato ad attuare l’amore, non il timore. Amore giocoso senza sottigliezze metafisiche; amore grato per ogni cosa bella e buona; amore sereno e fiducioso, paziente e generoso verso tutte le forme di vita, non esclusa la propria, considerata come una potenza spirituale in ascesa; amore forte e coraggioso che trae dalle avversità l’alimento per la sua nutrizione e per il suo sviluppo, amore naturale che non costa sforzo e che non si esaurisce nel dare, ma trae dalla sua stessa grandezza sempre nuovi doni.spirituale

L’uomo si matura sotto il raggio dell’amore come il frutto sotto quello del sole. Il “siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei Cieli” non è più un poetico comandamento, ma diviene un semplice modo di essere nella vita. Vinto l’egoismo, annullata la grettezza nel raggio di una meravigliosa luce spirituale, l'”altro” diviene totalmente sé stessi perché nell’amore siamo nell’altro, chiunque egli sia. L’altruismo si estende a tutta la creazione; non si può amare poco perché la natura dell’amore è di non avere limiti: l’altruista ama con generosità non curandosi di un ricambio.

Quando l’amore si accende in un cuore, esso lo invade tutto e finisce per alimentarsi di sè stesso. Quando l’uomo avrà fatto dell’amore verso Dio e dell’amore verso il prossimo un solo amore, l’umanità realizzerà sé stessa nella pienezza della luce. Ogni amore che non saldi i due amori in un solo amore è limitante, soffocante e null’altro è se non amor di sè.

Quando diciamo di amare e, in nome di quest’amore, violiamo la personalità dell’altro, consumiamo solo una rapina, anche se con il beneplacito del rapinato. Afferriamo per le ali la farfalla invece di contemplarla libera sui fiori; imprigioniamo in gabbie, non importa se d’oro, gli usignoli creati per la dolcezza delle notti. La prima lettera dell’amore si chiama libertà (e in questa fase umana è evidente che manca!).

La conoscenza di tutte le conoscenze, la chiave di tutte le chiavi è questa: conoscere nel proprio mistero il mistero che tortura l’anima del prossimo che ci siede accanto; fare della sua tortura la nostra tortura e della sua gioia la nostra gioia. Allora la divina realtà dell’Amore trionfante irradierà le coscienze: non vi sarà più né mio né tuo, né padrone né servo, né oppressore né oppresso; non vi sarà più male perchè il male è uno solo: quello che soffre l’altro e che tu, per nessuna cosa al mondo né vorresti causare e né causerai.>>♥

Nat. Paola Cantù

♥ G. Vannucci  “Risveglio della coscienza” – Ed. Servitium

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